martedì 15 maggio 2012

Brigantaggio Postunitario



ALL'INTERNO 
  • BRIGANTI 
  • BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

Nel 1861 nel sud italia furono inviati 17 reggimenti di fanteria, 22 di bersaglieri, 8 unità di cavalleria, uomini di artiglieria e del genio per un totale di 105.209 militari, ai quali si aggiunsero 6.353, tra il 1861 ed 1869 furono spediti al sud 53 tra generali e colonnelli piemontesi.

Secondo Giacinto De Sivo a metà agosto 1861 ci furono 8968 fucilati, 10604 feriti, 6112 prigionieri, 918 case bruciate, 6 paesi distrutti, 64 sacerdoti uccisi, 12 chiese saccheggiate.

Romualdo De Velazquez (diplomatico spagnolo) per il 1861 riporta nel suo libro 10604 uccisi, 7127 fucilati senza processo dopo un periodo di reclusione, 1841 fucilati dopo la cattura, 19741 persone imprigionate.

Nell'agosto del 1863 fu applicata una legge speciale contro il brigantaggio, la legge pica che prendeva il nome del suo ideatore, l'onorevole abruzzese luigi pica. Nel primo anno vi furono 3616 processi, 9290 imputati, fra i denunciati 5816 erano contadini, 1266 possidenti.


14 agosto 1861 
I bersaglieri entrano a Pontelandolfo (oggi provincia di Benevento). L’ordine del generale Cialdini è di non lasciare “pietra su pietra”. Lo eseguono.

il bersagliere margolfo


Brani tratti dal diario del bersagliere margolfo

"Al mattino del mercoledì, giorno 14, riceviamo l’ordine superiore di entrare nel comune di Pontelandolfo, fucilare gli abitanti, meno i figli, le donne e gli infermi, ed incendiarlo. Difatti un po’ prima di arrivare al paese incontrammo i briganti attaccandoli, ed in breve i briganti correvano davanti a noi. Entrammo nel paese: subito abbiamo incominciato a fucilare i preti ed uomini, quanti capitava, indi il soldato saccheggiava, ed infine abbiamo dato l’incendio al paese, abitato da circa 4.500 abitanti. Quale desolazione! Non si poteva stare d’intorno per il gran calore, e quale rumore facevano quei poveri diavoli che la sorte era di morire abbrustoliti, e chi sotto le rovine delle case.
Noi invece durante l’incendio avevamo di tutto: pollastri, pane, vino e capponi, niente mancava, ma che fare? Non si poteva mangiare per la gran stanchezza della marcia di 13 ore: quattordicesima tappa. Fu successo tutto questo in seguito a diverse barbarie commesse dal paese di Pontelandolfo: sentirete, un nido di briganti, e la posta la svaligiava ed ammazzava la scorta, fra i quali l’ultima volta che svaligiarono la posta era scortata da 8 uomini, e pure perirono i 8 soldati, lo stesso fu per il postione e conduttore, e lasciarono in balia cavalli e legno.
Prima di questo poi era successo un caso molto strano al paese: essendo di passaggio in perlustrazione, una compagnia ha pernottato in una chiesa, ed era piena di paglia; i soldati molto contenti col dire: “Questa notte riposeremo un poco”.
Come sia stato, i paesani volerono la sentinella senza il minimo rumore, e l’hanno squartata, tagliata a pezzi, e diedero fuoco alla paglia da un buco di loro conoscenza, quindi che hanno fatto questi poveri soldati? la figura precisamente che facevano adesso loro: abbrustolire dentro. Proprio quale barbaro paese fu questo Pontelandolfo, ma ora si è domesticato per bene.

Mai io potrò esprimere i sentimenti che mi invasero in presenza di quella città incendiata… vie abbandonate, a destra e a sinistra le case erano vuote e annerite : si era dato il fuoco ai mobili ammucchiati nelle stanze terrene e le fiamme avevano divorato i tetti. Dalle finestre vedevasi il cielo… Poi mi fu vietato di progredire: gli edifici, puntellati, minacciavano di cadere ad ogni istante. Soltanto tre case furono risparmiate per ordine superiore; soltanto tre case in una città di cinquemila abitanti! Chi può dire il dolore di quella città?»
« Mi trassero innanzi un gentiluomo, il Signor Rinaldi, e fui atterrito. Pallido era, alto e distinto nella persona, nobile il volto, ma gli occhi spenti lo rivelavano colpito da una calamità superiore ad ogni umana consolazione. Appena, appena osai mormorare che non così si intendeva da noi la libertà italica. Nulla chiedo, egli disse. E ammutolimmo tutti. Avevo due figli, il primo avvocato e l’altro negoziante. Entrambi quei giovani avevano vagheggiato di lottare per la libertà del Piemonte, e all’udire che approssimavansi i Piemontesi, cosi si chiama nel paese la truppa italiana, correvano festosi ad incontrarli. Ma la truppa procede militarmente. E i due Rinaldi sono presi, forzati a riscattarsi. Poi, tolto loro il danaro, sono condannati a immediata fucilazione. L’uno cadde subito morto, l’altro viveva ancora con nove pallottole nel corpo. L’infelice perì sotto il decimo colpo tirato alla baionetta (moto di orrore in aula). Rinaldi possedeva due case, e l’una di esse spariva tra le fiamme, e appena gli uffiziali potevano spegnere l’incendio che divorava l’altra casa. Rinaldi possedeva altre ricchezze, e, gli erano rapite; aveva altro… e qui devo tacermi, come tacevano davanti a lui tutti i suoi conterranei. Quante scene di orrore! Qua due vecchie periscono nell’incendio, là alcuni sono fucilati. Gli orecchini sono strappati alle donne. I saccomanni frugano in ogni angolo.. Da lontano si vede l’incendio di Casalduni come se l’esterminazione non dovesse avere limite alcuno".



immagini tratte dal diario





BRIGANTI POSTUNITARI




A. CARMINE
banda Pilone







A. SALVATORE
banda Pilone





ALONZI LUIGI "CHIAVONE"





















BARONE VINCENZO








BERARDI LUIGI




























BIANCHI PIETRO



BOTTONE ANTONIO


CAPOCCI SALVATORE 
banda Ciccone e Guerra



CARBONE ALFONSO




CARUSO GIUSEPPE 
banda Crocco nacque in Atella, che trovasi in quel di Potenza, nel 1820 e morì nel 1892 


CARUSO MICHELE
capobanda da Torremaggiore (PZ) capobrigante dell'omonima banda- fu fucilato a Benevento (largo fuori porta Rufina) nel dicembre 1863



CASALINUOVO ROCCO
capobanda da Todetti  condannato a morte nel 1867


CASO
banda Caruso



CAVALCANTE G.B.


CICCONE GIACOMO



Cocchiara Francesco "Caronte"  




Colamattei Bernardo 
capobanda di colle S. Magno 


Colasuonno Riccardo detto "Ciucciarello" 

Vice del sergente Romano, anch'egli ex soldato borbonico. Scampato al massacro della squadra avvenuto nel 1863, continuò la sua guerriglia fino al 1865 anno in cui fu catturato e portato a Bari dove lo fucilarono nella piazza principale alla presenza di una folla silenziosa.




Corea Pietro  
capobanda  di Catanzaro fucilato la testa il cuore ed una mano sono esposti a Firenze




Cotugno Antonio detto "Culopizzuto"



Cozzolino Antonio "Pilone"












Cristella Arcangelo detto "Pirichillo"



Crocco Carmine detto "Donatelli"





Crocco fa il suo ingresso a Melfi





Curcio




D'Asti Federico 
banda Ciccone




D'Avanzo Pasquale detto "Cacchione" 
banda Cipriano




De Cesare Giovanni 
banda Ciccone e Guerra




Di Gianni Vincenzo detto "Totaro"








Fasanella Francesco detto "Tinna"




Ferrara Matteo



Franco Antonio capo Brigante  (primo da sinistra) e i suoi gregari. 
Fu uno dei più formidabili guerriglieri antiunitari; operò lungo il fiume Sinni, sui monti del Pollino e Peloso, arrivando a spingersi fino a Sapri (SA). Il 27 Novembre del 1865 fu catturato a Lagonegro (PZ) mentre riposava in sieme al suo stato maggiore e condotto a Potenza dove prima fu fotografato e subito dopo fucilato in piazza. Nel frattempo il grosso della squadra, rimasta accampata nei boschi, invade Lagonegro e fa strage del presidio piemontese rimasto sguarnito.



Francolino Vito




Fuoco Domenico capobanda da S. Pietro Infine


Fuoco Domenico banda Ciccone




G. V. - banda Barone



Gargano Domenico 
da Cervaro banda Pace, Marino e Ciccone




Gilardi Angelo 
banda Ciccone



Giordano Cosimo capobanda   
nato a Cerreto Sannita fu l'artefice della rivolta di Pontelandolfo e Casalduni; ex carabiniere a cavallo dell'esercito borbonico, Catturato nel 1882, morì in carcere nel 1887





Gioseffi Teodoro detto "capitan Teodoro"





Guerra Francesco






Gugliotto Antonio a sinistra 27 anni




Iacovone Federico 
banda Ciccone




Iacovone Ferdinando 
banda Ciccone





La Bella Vito




La Gala Cipriano




La Gala Giona




La Patina Giuseppe




Laveneziana



Leone Giuseppe





Lomonaco  capobanda  fucilato




Lo Varco Paolino



Ludovico Giuseppe 
da Cerreto gregario della banda Pace nipote di Vincenzo Ludovico alias Pelucchiello





Luongo Antonio 
da Colle di Galluccio banda pace, Ciccone e Marino





Luongo Raffaele 
banda Manzo morì nel 1872




Macrini Vincenzo 
ex soldato borbonico




Magnotta Silvestro
banda Ciccone




Manzo Gaetano 
prima banda Ciardullo poi costituì una banda e ne fu capo di Salerno condannato a vita







 MARAMACCO FRANCESCO a destra 19 anni



MARATEA ANTONIO detto "Ciardullo" 
Capobrigante con alcuni componenti della banda





MARCANTUONO 
di Salerno condannato a 20 anni




MARINO MICHELE 
da Cervinara banda Pace, Marino e Ciccone





MAZZEO COSIMO detto "Pizzichicchio" 
di San Marzano





MOSCATIELLO LUIGI 
da Cervinara banda Pace, Marino e Ciccone




NAPOLITANO NICOLA detto "Caprariello" 
ucciso a freddo dallo stesso Bersagliere ritratto - operava sulle montagne dell'Irpinia




NENTON GIUSEPPE





NOTAR FRANCESCO
banda Masini




ORSI FRANCESCO
da Letino banda Ciccone e Guerra




PACE ALESSANDRO
da Mignano Capobrigante compagno della Brigantessa Giocondina Marino



PAGLIUCCHELLA




PALMISANO GIORGIO




PALUMBO CARMINE
di Avellino, fucilato




PANTALENA CRESCENZO
banda Manzo




PAPA
banda La Gala condannato a vita





PETRELLI GIUSEPPE





PETRUZIELLO VINCENZO
fucilato a Montefalcione (AV)



RAGOSTA GIOVANNI
da Sparanise gregario della banda Pace


Ramones Juan Mendico





Romano Pasquale Domenico detto "Sergente Romano" o "Errico la morte"








ROSSINI DOMENICO
banda Ciccone





SACCHITIELLO AGOSTINO




SANA GIOVANNI





SANTANIELLO ANDREA
da Bracigliano Capobrigante e i suoi uccisori Fiore e Giordano, caprai




                             SANTO ANGELO "IL ZELLOSO"
da Santa Apollinare detto  banda Pace, Marino e Ciccone




SARTORE CARLO



SCHIAVONE GIUSEPPE
contadino di S. Agata di Puglia




Venafro Giovan Battista 
da Caspoli



VENDETTUOLI NICOLA
da Capriati al Volturno gregario della banda Pace




                                         VOLONNINO
da Rionero capo brigante














I Leggitimisti


José Borjes, nome in catalano Josep Borges (Vernet1813 – fucilato a Tagliacozzo l' 8 dicembre 1861)














De Gaudet - Leggitimista di borjes

De Trazegnies Alfred 
nato a Namur in Belgio nel 1832 nel novembre 1861 entrò a far parte nella banda di Ciavone, fucilato a San Giovanni Incaarico l'11/11/1861




Rafael Tristan Parera ( Ardèvol , Solsona , 1814 - Lourdes , Guascogna 1899 )






Giovanni Piccioni




Le Brigantesse

Acocella Carmela
Adessa Vincenza
Alanza Agnese - moglie di Francesco Fasanella "Tinna"
Altini Maria Antonia -fucilata il 7 agosto 1862
Annarella Rosa Maria 
Blasucci Elisabetta "Pignatara" 
Bonnet Maria Giovanna
Calderara Maria Chiara
Caltabellotta Anna
Cannalonga Luigia
Capitanio Maria
Caramuta Isabella 
Cardamone Generosa
Cariello Reginalda Rosa
Carozza Giovanna
Casale Carolina
Cedrino Rosa
Cianciarulo Filomena
Cilla Aurelia
Ciminelli MariaTeresa
Ciminelli Serafina
De Cesare Michelina


Atto di nascita


Nasce a Caspoli, una piccola frazione del già piccolo paese di Mignano Monte Lungo in provincia di Terra di lavoro ( oggi Caserta) . Era mercoledì del 28 Ottobre 1841 




Si sposa con un giovane del luogo Rocco Zenga,  bracciale, figlio di Giuseppe e Giuseppa Forte. La sposa 19 anni lo sposo 26.  Il matrimonio si celebra il 3 giugno del 1860. 



Il 17 gennaio del 1863 il marito di Michelina muore lasciandola vedova a soli 22 anni. 

incontra Francesco Guerra era un ex soldato borbonico, nel suo gruppo di briganti composta in tutto di 21 individui, Michelina i viene inquadrata come moglie del Guerra, è riconosciuta come Capo


fu ammazzata assieme al Guerra a Mignano Monte Lungo il 30 agosto 1868. 

NON SOLO L'UCCISERO

LA VIOLENTARONO

LA SPOGLIARANO

LA FOTOGRAFARONO

E LA ESPOSERO COME CIMELIO 


















Coccarda utilizzata dai briganti




















BIBLIOGRAFIA

























































































































































Esercito borbonico 1735-1745

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