ALL'INTERNO
- BRIGANTI
- BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
Nel 1861 nel sud italia furono inviati 17 reggimenti di fanteria, 22 di bersaglieri, 8 unità di cavalleria, uomini di artiglieria e del genio per un totale di 105.209 militari, ai quali si aggiunsero 6.353, tra il 1861 ed 1869 furono spediti al sud 53 tra generali e colonnelli piemontesi.
Secondo Giacinto De Sivo a metà agosto 1861 ci furono 8968 fucilati, 10604 feriti, 6112 prigionieri, 918 case bruciate, 6 paesi distrutti, 64 sacerdoti uccisi, 12 chiese saccheggiate.
Romualdo De Velazquez (diplomatico spagnolo) per il 1861 riporta nel suo libro 10604 uccisi, 7127 fucilati senza processo dopo un periodo di reclusione, 1841 fucilati dopo la cattura, 19741 persone imprigionate.
Nell'agosto del 1863 fu applicata una legge speciale contro il brigantaggio, la legge pica che prendeva il nome del suo ideatore, l'onorevole abruzzese luigi pica. Nel primo anno vi furono 3616 processi, 9290 imputati, fra i denunciati 5816 erano contadini, 1266 possidenti.
14 agosto 1861
I bersaglieri entrano a Pontelandolfo (oggi provincia di Benevento). L’ordine del generale Cialdini è di non lasciare “pietra su pietra”. Lo eseguono.
il bersagliere margolfo
Brani tratti dal diario del bersagliere margolfo
"Al mattino del mercoledì, giorno 14, riceviamo l’ordine superiore di entrare nel comune di Pontelandolfo, fucilare gli abitanti, meno i figli, le donne e gli infermi, ed incendiarlo. Difatti un po’ prima di arrivare al paese incontrammo i briganti attaccandoli, ed in breve i briganti correvano davanti a noi. Entrammo nel paese: subito abbiamo incominciato a fucilare i preti ed uomini, quanti capitava, indi il soldato saccheggiava, ed infine abbiamo dato l’incendio al paese, abitato da circa 4.500 abitanti. Quale desolazione! Non si poteva stare d’intorno per il gran calore, e quale rumore facevano quei poveri diavoli che la sorte era di morire abbrustoliti, e chi sotto le rovine delle case.
Noi invece durante l’incendio avevamo di tutto: pollastri, pane, vino e capponi, niente mancava, ma che fare? Non si poteva mangiare per la gran stanchezza della marcia di 13 ore: quattordicesima tappa. Fu successo tutto questo in seguito a diverse barbarie commesse dal paese di Pontelandolfo: sentirete, un nido di briganti, e la posta la svaligiava ed ammazzava la scorta, fra i quali l’ultima volta che svaligiarono la posta era scortata da 8 uomini, e pure perirono i 8 soldati, lo stesso fu per il postione e conduttore, e lasciarono in balia cavalli e legno.
Prima di questo poi era successo un caso molto strano al paese: essendo di passaggio in perlustrazione, una compagnia ha pernottato in una chiesa, ed era piena di paglia; i soldati molto contenti col dire: “Questa notte riposeremo un poco”.
Come sia stato, i paesani volerono la sentinella senza il minimo rumore, e l’hanno squartata, tagliata a pezzi, e diedero fuoco alla paglia da un buco di loro conoscenza, quindi che hanno fatto questi poveri soldati? la figura precisamente che facevano adesso loro: abbrustolire dentro. Proprio quale barbaro paese fu questo Pontelandolfo, ma ora si è domesticato per bene.
Mai io potrò esprimere i sentimenti che mi invasero in presenza di quella città incendiata… vie abbandonate, a destra e a sinistra le case erano vuote e annerite : si era dato il fuoco ai mobili ammucchiati nelle stanze terrene e le fiamme avevano divorato i tetti. Dalle finestre vedevasi il cielo… Poi mi fu vietato di progredire: gli edifici, puntellati, minacciavano di cadere ad ogni istante. Soltanto tre case furono risparmiate per ordine superiore; soltanto tre case in una città di cinquemila abitanti! Chi può dire il dolore di quella città?»
« Mi trassero innanzi un gentiluomo, il Signor Rinaldi, e fui atterrito. Pallido era, alto e distinto nella persona, nobile il volto, ma gli occhi spenti lo rivelavano colpito da una calamità superiore ad ogni umana consolazione. Appena, appena osai mormorare che non così si intendeva da noi la libertà italica. Nulla chiedo, egli disse. E ammutolimmo tutti. Avevo due figli, il primo avvocato e l’altro negoziante. Entrambi quei giovani avevano vagheggiato di lottare per la libertà del Piemonte, e all’udire che approssimavansi i Piemontesi, cosi si chiama nel paese la truppa italiana, correvano festosi ad incontrarli. Ma la truppa procede militarmente. E i due Rinaldi sono presi, forzati a riscattarsi. Poi, tolto loro il danaro, sono condannati a immediata fucilazione. L’uno cadde subito morto, l’altro viveva ancora con nove pallottole nel corpo. L’infelice perì sotto il decimo colpo tirato alla baionetta (moto di orrore in aula). Rinaldi possedeva due case, e l’una di esse spariva tra le fiamme, e appena gli uffiziali potevano spegnere l’incendio che divorava l’altra casa. Rinaldi possedeva altre ricchezze, e, gli erano rapite; aveva altro… e qui devo tacermi, come tacevano davanti a lui tutti i suoi conterranei. Quante scene di orrore! Qua due vecchie periscono nell’incendio, là alcuni sono fucilati. Gli orecchini sono strappati alle donne. I saccomanni frugano in ogni angolo.. Da lontano si vede l’incendio di Casalduni come se l’esterminazione non dovesse avere limite alcuno".
immagini tratte dal diario
BRIGANTI POSTUNITARI
A. CARMINE
banda Pilone
ALONZI LUIGI "CHIAVONE"
BARONE VINCENZO
BERARDI LUIGI
BIANCHI PIETRO
BOTTONE ANTONIO
CAPOCCI SALVATORE
banda Ciccone e Guerra
CARBONE ALFONSO
CARUSO GIUSEPPE
banda Crocco nacque in Atella, che trovasi in quel di Potenza, nel 1820 e morì nel 1892
CARUSO MICHELE
capobanda da Torremaggiore (PZ) capobrigante dell'omonima banda- fu fucilato a Benevento (largo fuori porta Rufina) nel dicembre 1863
CASALINUOVO ROCCO
capobanda da Todetti condannato a morte nel 1867
CASO
banda Caruso
CAVALCANTE G.B.
CICCONE GIACOMO
Cocchiara Francesco "Caronte"
Colamattei Bernardo
capobanda di colle S. Magno
Colasuonno Riccardo detto "Ciucciarello"
Vice del sergente Romano, anch'egli ex soldato borbonico. Scampato al massacro della squadra avvenuto nel 1863, continuò la sua guerriglia fino al 1865 anno in cui fu catturato e portato a Bari dove lo fucilarono nella piazza principale alla presenza di una folla silenziosa.
Corea Pietro
capobanda di Catanzaro fucilato la testa il cuore ed una mano sono esposti a Firenze
Cotugno Antonio detto "Culopizzuto"
Cozzolino Antonio "Pilone"
Cristella Arcangelo detto "Pirichillo"
Crocco Carmine detto "Donatelli"
Crocco fa il suo ingresso a Melfi
Curcio
D'Asti Federico
banda Ciccone
D'Avanzo Pasquale detto "Cacchione"
banda Cipriano
De Cesare Giovanni
banda Ciccone e Guerra
Di Gianni Vincenzo detto "Totaro"
Fasanella Francesco detto "Tinna"
Ferrara Matteo
Franco Antonio capo Brigante (primo da sinistra) e i suoi gregari.
Fu uno dei più formidabili guerriglieri antiunitari; operò lungo il fiume Sinni, sui monti del Pollino e Peloso, arrivando a spingersi fino a Sapri (SA). Il 27 Novembre del 1865 fu catturato a Lagonegro (PZ) mentre riposava in sieme al suo stato maggiore e condotto a Potenza dove prima fu fotografato e subito dopo fucilato in piazza. Nel frattempo il grosso della squadra, rimasta accampata nei boschi, invade Lagonegro e fa strage del presidio piemontese rimasto sguarnito.
Francolino Vito
Fuoco Domenico capobanda da S. Pietro Infine
Fuoco Domenico banda Ciccone
G. V. - banda Barone
Gargano Domenico
da Cervaro banda Pace, Marino e Ciccone
Gilardi Angelo
banda Ciccone
Giordano Cosimo capobanda
nato a Cerreto Sannita fu l'artefice della rivolta di Pontelandolfo e Casalduni; ex carabiniere a cavallo dell'esercito borbonico, Catturato nel 1882, morì in carcere nel 1887
Gioseffi Teodoro detto "capitan Teodoro"
Guerra Francesco
Gugliotto Antonio a sinistra 27 anni
Iacovone Federico
banda Ciccone
Iacovone Ferdinando
banda Ciccone
La Bella Vito
La Gala Cipriano
La Gala Giona
La Patina Giuseppe
Laveneziana
Leone Giuseppe
Lomonaco capobanda fucilato
Lo Varco Paolino
Ludovico Giuseppe
da Cerreto gregario della banda Pace nipote di Vincenzo Ludovico alias Pelucchiello
Luongo Antonio
da Colle di Galluccio banda pace, Ciccone e Marino
Luongo Raffaele
banda Manzo morì nel 1872
Macrini Vincenzo
ex soldato borbonico
Magnotta Silvestro
banda Ciccone
Manzo Gaetano
prima banda Ciardullo poi costituì una banda e ne fu capo di Salerno condannato a vita
MARAMACCO FRANCESCO a destra 19 anni
MARATEA ANTONIO detto "Ciardullo"
Capobrigante con alcuni componenti della banda
MARCANTUONO
di Salerno condannato a 20 anni
MARINO MICHELE
da Cervinara banda Pace, Marino e Ciccone
MAZZEO COSIMO detto "Pizzichicchio"
di San Marzano
MOSCATIELLO LUIGI
da Cervinara banda Pace, Marino e Ciccone
NAPOLITANO NICOLA detto "Caprariello"
ucciso a freddo dallo stesso Bersagliere ritratto - operava sulle montagne dell'Irpinia
NENTON GIUSEPPE
NOTAR FRANCESCO
banda Masini
ORSI FRANCESCO
da Letino banda Ciccone e Guerra
PACE ALESSANDRO
da Mignano Capobrigante compagno della Brigantessa Giocondina Marino
PAGLIUCCHELLA
PALMISANO GIORGIO
PALUMBO CARMINE
di Avellino, fucilato
PANTALENA CRESCENZO
banda Manzo
PAPA
banda La Gala condannato a vita
PETRELLI GIUSEPPE
PETRUZIELLO VINCENZO
fucilato a Montefalcione (AV)
RAGOSTA GIOVANNI
da Sparanise gregario della banda Pace
Romano Pasquale Domenico detto "Sergente Romano" o "Errico la morte"
ROSSINI DOMENICO
banda Ciccone
SACCHITIELLO AGOSTINO
SANTANIELLO ANDREA
da Bracigliano Capobrigante e i suoi uccisori Fiore e Giordano, caprai
SANTO ANGELO "IL ZELLOSO"
da Santa Apollinare detto banda Pace, Marino e Ciccone
SARTORE CARLO
SCHIAVONE GIUSEPPE
contadino di S. Agata di Puglia
Venafro Giovan Battista da Caspoli
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VENDETTUOLI NICOLA
da Capriati al Volturno gregario della banda Pace
VOLONNINO
da Rionero capo brigante
I Leggitimisti
De Gaudet - Leggitimista di borjes
De Trazegnies Alfred
nato a Namur in Belgio nel 1832 nel novembre 1861 entrò a far parte nella banda di Ciavone, fucilato a San Giovanni Incaarico l'11/11/1861
Giovanni Piccioni
Coccarda utilizzata dai briganti
BANDI SABAUDI
BIBLIOGRAFIA